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Marco Massarotti

Marco Massarotti nasce il 20 agosto 1982 a Montagnana. Fino alla maggiore età vive in Abruzzo. A Forlì si laurea in Ingegneria Aerospaziale e successivamente frequenta l'Accademia di Belle Arti di Bologna in Discipline e Tecniche dello spettacolo dal vivo. Nel 2009 è diventato un attore professionista. Dal 2014 intraprende un viaggio nel campo delle arti visive attraverso installazioni, testi, disegni e dipinti che lo portano a incrociare temi come il silenzio, la solitudine, l'identità e la memoria. Il progetto artistico è un'indagine sulla frontiera, fisica e figurativa in cui si mira all'indefinitezza del confine: allora i corpi diventano stati spaziali, mappe e persino stati dell'anima. La frontiera come luogo del derelitto, zona franca del sentire dove la casualità dell'abrasione diventa il destino del segno.

Esposizioni

2023: Impronte, OnArt gallery, Firenze (collettiva)

2023: Doble, Novi di Modena (collettiva)

2022: Arteam Cup in Fortezza del Priamar, Savona (collettiva)

2022: Binario7 c/o Ferrovie Creative in Carpi, NUDI&CRUDI (collettiva)

2022: Emilia Ruvida space in Modena, “Gebrochene Marioentten” (personale)

2019: Il Melograno gallery in Livorno “S.C.A.R.T.I.” (bi-personale)

2018: La Rana Rossa Gallery in Modena “Silere” (personale)

2017: Ecomuseo Villa Ficana in Macerata, “Minute” (personale)

2016: Circolo Aternino di Pescara “Now Art” (collettiva)

2016: Circolo Aternino di Pescara, “Minute” (personale)

2015: Diocleziano in Lanciano, (Con)Fusioni (collettiva)

2015: Treviso, SubSculture (collettiva)

Premi e competizioni

2023: Combat Prize segnalato

2023: Arteam Cup finalista

2022: Arteam Cup finalista

2022: Exibart Prize finalista

2021: Exibart Prize finalista 

2020: Exibart Prize finalista 

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Statement

Il mio progetto artistico è un’indagine sulla frontiera, fisica e figurata in cui si punta all’indefinitezza del confine: allora i corpi diventano stati spaziali, mappe e anche stati dell’anima. La frontiera intesa come luogo del derelitto, zona franca del sentire dove la casualità dell’abrasione diventa destino del segno.

Ho sempre avuto una grande attrazione per tutto ciò che andasse ad indagare il mondo dell'altrove, che creasse appigli per quella zona d'ombra che in qualche modo ci fa riscoprire lo sconosciuto che è in noi. E' sempre stata una necessità quella di attingere a questo "mondo altro" in cui rispecchiarsi.

Nella realizzazione pratica costantemente cambio il processo e inserisco un elemento nuovo che può essere un colore mai usato, un supporto diverso, uno strumento differente o una procedura non convenzionale. Questo crea una novità e un problema da affrontare.

Si creano così assenze di colore ma presenza di possibilità: le zone incognite tendono la mano all'osservatore che, con il suo pensiero le completa nella sua mente. Sono regioni che parlano di mancanza, di silenzio, di non detto. Anche questa è una trasposizione della metafisica dei copioni di Cechov: testi in cui non succede nulla ma tutto accade sottopelle, nello spazio vuoto tra una parola e l'altra, muovendo energie misteriose.

Per creare questi effetti mischio la tecnica a olio con quella ad acrilico, con inserti di carta che vengono strappati, attuando un'abrasione meccanica o chimica attraverso solventi. Il tutto fino a quando il mio occhio non trova un equilibrio tra il dichiarato e l'ignoto a cui punto.

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